C’è un nuovo caso per l’investigatore privato Andrea Rainoldi. Si tratta di far luce sulla morte di un ragazzino, avvenuta sei anni prima e all’epoca archiviata come incidente stradale. Il recente ritrovamento di alcuni disegni, datati il giorno prima della tragedia e attribuibili alla vittima, ha indotto la madre a chiedersi se dietro la morte del suo unico figlio non ci sia da cercare un’altra verità. L’indagine porterà Rainoldi a muoversi tra Asti, la sua città, e Alessandria, dove la giovane vittima abitava con la sua famiglia.
Il romanzo di Zambelli, Fine corsa. Una storia giunta al capolinea, ha notevoli potenzialità per una trasposizione cinematografica: l’attualità del tema (pedofilia, trattata senza morbosità), la gestione delle scene e la scrittura dell’autore, rapida e precisa, ne costituiscono la base migliore. I personaggi sono costruiti secondo le “regole” del genere, ma sono realistici e vividi, con caratteri definiti e fine tratteggio psicologico; la personalità del protagonista, in particolare, con squarci su vicende personali e motivazione al riscatto, ce lo rende accattivante dal punto di vista narrativo e credibile come investigatore professionista caparbio e metodico. Le situazioni e i luoghi sono delineati con precisione e l’azione scorre con fluidità e ritmo in crescendo fino a un finale inatteso: sono gli ingredienti per un thriller di successo, basato sulla vera investigazione poliziesca. La trama permette infine aggiunte o modifiche sia in direzione di una diversa caratterizzazione dei personaggi che delle situazioni.