Il capitano dei carabinieri Ferrazza, uomo saggio prossimo alla pensione, deve interrogare di notte una agangherata e stravolta compagine che il brigadiere Nardone e l’appuntato Lojacono hanno trascinato in commissariato.
Nardone, poliziotto “filosofo”, presenta con appassionato coinvolgimento al capitano i testimoni. Bisogna ricostruire la vicenda attraverso le testimonianze dei protagonisti, ognuno con la propria versione dei fatti, in un'alternanza di incongruenze che ne rendono complicata una ricostruzione plausibile. A ciò si aggiungono le opinioni, non richieste, di una simpatica portinaia.
Storie e punti di vista si sommano, scontrandosi, costringendo i personaggi a confrontarsi con le proprie più nascoste verità. La solita cena tra amici navigati si è trasformata in una girandola di menzogne, tradimenti, confessioni. Tutti sanno qualcosa l’uno dell’altro, solo che ognuno sa una cosa diversa.
L’opera si presta ad un adattamento cinematografico sia dal punto di vista stilistico sia realizzativo. Da una parte, infatti, i dialoghi serrati e ben ritmati garantiscono un fluire della vicenda accattivante e coinvolgente, dall’altra, il ridotto numero di locations (prevalentemente interni) – oltre alla possibilità di realizzazione con budget contenuto – contribuisce a creare una dimensione intima e familiare, nella quale il pubblico può facilmente ritrovarsi.
L’universalità dei temi trattati (le relazioni e le loro difficoltà, il tradimento, l’amicizia, la lealtà) e le diverse fasce d’età dei personaggi coinvolti rendono la storia appetibile tanto ad un pubblico adulto, quanto ad un target più giovane. Il riferimento cinematografico più immediato è probabilmente Perfetti Sconosciuti, ma qui la visione della vita di coppia è meno cinica e più aperta alla speranza, aspetto da non trascurare in considerazione del difficile e incerto momento storico che stiamo attraversando.