Una biblioteca di quartiere che fatica a convertirsi al digitale. Una Torino dal futuro non così lontano. E un bibliotecario che non riesce a entrare in contatto con le vite altrui, pur essendone tremendamente attratto e incuriosito. Con il bancone della biblioteca a fare da protezione, Alfredo entra in relazione con gli altri solo se tenuti a debita distanza, senza mai riuscire ad avvicinarsi troppo, incapace di essere il protagonista della propria vita. La soluzione? Lifebnb, una piattaforma che tramite la Virtual Reality, permette di prendere in affitto, oltre che l’abitazione, anche la vita di chi la abita. Una possibilità all’apparenza incoraggiante per dare una svolta alla disarmante routine della vita di Alfredo, che da sommelier di vite altrui, sorseggiate con distacco e passività dal bancone della biblioteca Patrasso, diventa degustatore attivo di oggetti, abitudini e racconti, custoditi nello scrigno di storie che sono le case degli altri. Il tutto sembra svolgersi senza intoppi, fino a quando un misterioso utente, avvolto nella nebbia virtuale della chat di Lifebnb, irrompe nella sua nuova (non) vita, proponendo al bibliotecario uno strano accordo, che riveleranno imprevedibili risvolti, in questa vicenda distopica, congelata nell’incomunicabilità e nell’egocentrismo sociale del nostro tempo. E probabilmente di quello futuro. 

Il romanzo è ricco di influenze cinematografiche e televisive, per cui si presta naturalmente a un adattamento. Influenze rintracciabili sia nella scrittura del testo, che chiude ogni capitolo con un cliffhanger, sia nei riferimenti disseminati lungo la narrazione, che si muove tra atmosfere distopiche alla Black Mirror, Blade Runner e Matrix.  
La narrazione è anche l'occasione per una riflessione esistenzialista, in cui la tecnologia futuristica diventa lo strumento per mettere in evidenza, attraverso i problemi relazionali del protagonista, la sempre maggiore incomunicabilità sociale del nostro tempo. La tecnologia è lo strumento di analisi della vita interiore di Alfredo: come in Perfetti sconosciuti lo smartphone dei protagonisti ne svela il lato oscuro o come nel film Her il protagonista scopre aspetti di sé solo tramite la straniante relazione con un’intelligenza artificiale.

Nella seconda parte del testo, inoltre, quando l’utente misterioso di Lifebnb fa la sua comparsa nella vita di Alfredo, la storia si tinge di mistero, secondo una tensione narrativa in grado di appassionare anche gli amanti della cinematografia thriller.

Ambientazione - Tempo e luogo

Data l’incapacità del protagonista di allontanarsi dalla sua comfort zone, nonostante il catalogo della piattaforma Lifebnb preveda diverse mète sparse sul territorio nazionale e internazionale, la vicenda si svolge interamente nella città di Torino, nella quale ha sede l’immaginaria biblioteca Patrasso dove Alfredo lavora. Il capoluogo piemontese è dunque il palco sul quale sfila la vicenda del protagonista, che si trova a frequentare diverse case (e quindi diverse vite) della città. 
Il racconto delle case e dei quartieri in cui si collocano, per ammantato da un'atmosfere distopica e a tratti surreali, risulta di fatto estremamente aderente alla realtà cittadina contemporanea.
La stessa biblioteca Patrasso, per esempio, risulta essere una trasposizione narrativa della reale biblioteca civica Cognasso di Torino.

La vicenda si svolge in un tempo indefinito nel quale si intuisce che c’è stato un progresso tecnologico. In questo senso, l’ambientazione temporale guarda al futuro, che però risulta essere non così lontano, soprattutto alla luce del fatto che la pandemia ha reso più plausibili situazioni ritenute improbabili qualche anno fa (la scrittura del testo risale al 2018). Come è tipico delle distopie, dunque, l’ambientazione temporale proiettata in un futuro prossimo, ma non definito, permette alla vicenda di risultare futuribile, ma contemporanea al tempo stesso, rivelando criticità e nervi scoperti non solo di un possibile tempo futuro, ma propri del nostro presente. sviluppando così una riflessione sull’egocentrismo e sull’incomunicabilità sociale del nostro tempo. 

Biografia

Antonella Capalbi, 1989, attratta da tutto ciò che è linguaggio e capacità di racconto, corteggia da sempre diverse forme di espressione, che analizza nella sua attività di ricercatrice presso l’Università di Modena e Reggio Emilia, dove si occupa di digital humanities, rappresentazioni audiovisive e storytelling.

Ha all’attivo diverse pubblicazioni scientifiche relative all’analisi socio-culturale di narrazioni audiovisive, con riferimento a film e serie tv. Ha frequentato un workshop di scrittura cinematografica con la sceneggiatrice Silvia Scola, è giornalista pubblicista dal 2016 e ha collaborato con riviste cartacee e on-line prima a Matera, sua città d’origine, poi a Bari e infine a Torino, dove ha partecipato per due volte al premio letterario Piemonte Mese, indetto dall’omonima rivista, meritando una menzione per gli articoli presentati.

Ha esordito nella narrativa contemporanea nel 2017 con una raccolta di racconti brevi dal titolo Storie di vita al 30%, edita da Leima, meritando una menzione di merito nell'ambito del premio letterario nazionale Bari Città Aperta. Nel corso del 2020 ha preso parte alla raccolta di racconti Futuro anteriore, a cura di Michele Marolla, edita da Gelsorosso. 

Ultimo aggiornamento: 20 Aprile 2023