Estate del 1996. La storia è ambienta in un casolare di campagna, in un paese non precisato del Nord Italia. Una grande casa dalle mura bianche e dalle finestre piccole e con un lato - da cui il soprannome casa cieca - senza aperture. Una casa che è la quarta protagonista della storia: vive, respira, e sembra seguire la crescita e lo sviluppo di Valentina, a partire dal sangue, che non arriva solo dal corpo di Valentina ma anche dalle pareti della sua camera da letto.
Tutt'attorno, i campi, la piccola azienda agricola di famiglia, con bestiame, verdure, piante da frutto. Oltre la casa il bosco, solcato da un torrente. A pochi chilometri di distanza, il paese: uno di quei posti fermi nel tempo, con l'emporio, una piccola piazza, la scuola, il bar, l'osteria, timidi punti di ritrovo.
La città, così come il paese, non ha un nome - potrebbe essere un qualsiasi comune di medie dimensioni. Per Valentina la città rappresenta un'occasione di fuga, per mangiare una pizza, fare compere, guardare le vetrine dei negozi.
Nell'ultimo capitolo del romanzo, dieci anni più tardi, la casa cieca viene abbandonata, resa ormai inagibile da una crepa strutturale. La madre di Valentina trasloca in città, mentre Valentina si trasferisce in una città più grande e inizia a studiare all'università, prendendo casa insieme a un'altra ragazza.