La storia è ambientata nel piccolo paese montano di Valgioie in provincia di Torino.
Alice, una maestra viziata e pigra, è incaricata dallo zio sindaco di gestire tramite una losca cooperativa un centro di accoglienza per migranti, nell’ex albergo che un tempo ospitava i turisti.
I giovani, 52 tra africani e pakistani, arrivano a marzo e sono osteggiati da tutti, con ostentato razzismo. Col tempo però conquistano i cuori delle vecchiette e dei bambini della pluriclasse.
Un’assemblea surreale, scambi di ricette, passaggi in auto con improbabili dialoghi: anche la loro “badante” è obbligata ad affezionarsi. La cooperativa ha guai con la giustizia, non le paga lo stipendio; Alice però si è legata ai “ragazzi” e ha scambiato qualche timido bacio con Nestor, il portavoce degli africani.
La sera della festa patronale, unico evento comunitario dell’anno, crolla il soffitto della struttura, sovraccaricato da cibo e altri oggetti rubati per venderli al mercato nero. Alice si sente presa in giro dalle persone a cui aveva infine dato fiducia e molla tutto. Mentre Nestor prova a parlarle, la ragazza si ferisce e si grida subito allo stupro.
Il sentimento razzista ritorna prepotente in tutto il paese. Ora il sindaco vuole allontanare i migranti. Nestor sparisce, in quanto ricercato. Il giorno della partenza programmata un altro ospite salva un alunno della scuola da un incendio e l’opinione pubblica cambia di nuovo. Si lavora così per avviare un ristorante fusion che possa portare lavoro per tutti.
Il successo di film come "Giù al Nord", "Benvenuti al Sud", "Il mio grosso grasso matrimonio greco", "Benvenuto a Marly-Gomont", "Mai Visto", "East is East", "L’ospite inatteso", "Benvenuto in Germania", "Non sposate le mie figlie!", "Bangla", dimostra l’interesse del pubblico verso i film che parlano di immigrazione e differenze culturali con toni ironici. Il Piemonte è terra ospite di diverse comunità di immigrati e storie simili a quella raccontata si sono svolte veramente.
Il punto di forza principale dell’opera per l’adattamento cinematografico è che il romanzo è già scritto con un linguaggio visivo, è quasi già una sceneggiatura. Gli accadimenti sono strutturati secondo lo schema del “viaggio dell’eroe” e vi è molta azione. Le scene sono ben distinte una dall’altra e i dialoghi sono brevi e serrati. Necessiterebbe di un leggero lavoro di adattamento che potrebbe realizzare l’autrice stessa, avendo studiato "sceneggiatura".