Viola Lageard era una partigiana, durante la Resistenza partiva con la sua bicicletta dalla Locanda dei Fiori - che già nel 1924 era stata bruciata dalla violenza squadrista - per collegare la Val Chisone con Torino e con la Val di Susa. Portava messaggi, viveri e armi, informava e sosteneva i parenti dei caduti. Fu fermata più volte dai nazisti, salvò il comandante Serafino dall'arrivo dei fascisti, si offrì per una missione che molti uomini si erano rifiutati di compiere.
Questo è il romanzo che racconta per la prima volta la storia di una staffetta partigiana piena di coraggio e della Locanda dei Fiori, che ha resistito e resiste ancora oggi.
"La locanda di Viola" racconta una storia emblematica di coraggio e autodeterminazione ambientata in un periodo storico di grandissimo interesse pubblico. Lo stile della narrazione del romanzo, che procede raccontando episodi di cui Viola è protagonista insieme ad altri partigiani, si presta particolarmente alla realizzazione di una serie o miniserie televisiva. Il luogo da cui parte l'azione (la Locanda dei Fiori) viene presentato con l'antefatto avvenuto nel 1924. In seguito, la narrazione prende l'avvio nello stesso luogo vent'anni dopo presentando la protagonista con cui si entra immediatamente in empatia. I capitoli successivi rappresentano vicende della storia di Viola e della Resistenza nelle valli in cui si muove. La presenza di personaggi, in alcuni casi positivi (Gino Rostan, Lupo, Adolfo Serafino...) e in altri negativi (il Corvo, Lamy Martinat...), permette di contestualizzare gli episodi in una trama autoconclusiva che procede di puntata in puntata, fino al finale della storia, che coincide con la fine della Resistenza.
Il target di riferimento è particolarmente ampio per l'argomento trattato e spazia da persone interessate alla storia, a un pubblico interessato alla conoscenza di un personaggio femminile forte e positivo, a un bacino di giovani che possono identificarsi nella protagonista e nei suoi compagni.