È un caldo lunedì mattina di fine giugno quando Leo Delfos si trova tra le mani un pacco che trasuda mistero e speranza. A consegnarglielo è l'affascinante Camille Pinard, commissario monegasco che lui aveva avuto come allieva anni prima, quando ancora era il capo della Polizia Giudiziaria parigina. Il venerdì sera precedente Enrico Marlaci, torinese, è stato assassinato nel privé del Casinò di Montecarlo, e poiché la bella commissaria ha problemi a stabilire rapporti con i colleghi italiani, chiede a Leo di aiutarla. L'indagine porterà Leo in una Torino che ha il sapore di un passato ancora troppo recente, e in un paese, Casalborgone, dove la vita si svolge tra la coltivazione del pisello e i misteri racchiusi nelle cantine sotterranee degli infernòt. Un mondo dove si mescolano interessi e paure, sospetti e vendette, amori, onore e gelosie. Ingredienti indispensabili per giungere alla verità.
La quarta indagine di Leo Delfos. Un noir classico che raccoglie il testimone dei grandi maestri del genere. Una suspense che si respira negli ambienti, tra le pieghe dei volti dei personaggi. Magistrale, nostalgico, avvincente.
"Morte al casinò" è il quarto romanzo della saga di Leo Delfos. Oltre al protagonista, alla storia partecipa una piccola corte di personaggi: la moglie Julie; l'ex collega della Sureté Émile Dubois; l'amico d'infanzia Carlo Galletti, detto «il Talpa»; Fabio Di Giovine, maresciallo dei Carabinieri di Giaveno. E poi una serie di personaggi minori, definiti con tecnica narrativa classica: all'elemento visuale (il lettore «vede» i personaggi sulla pagina) si affianca un'analisi psicologico-comportamentale in cui gestualità e mimica dei personaggi sono elementi di definizione dei caratteri: una scrittura propizia a una traduzione audiovisiva.
I riferimenti più immediati sono due. Anzitutto, per ritmo e classicità narrativa, la trasposizione dei romanzi del commissario Maigret, in particolare i raffinati film tv interpretati da Bruno Kremer. Come quelli di Simenon, i romanzi di Rolando sono noir d'ambiente: indagine e personaggi si muovono in un contesto ambientale minimale ma essenziale; la scrittura (la macchina da presa...) si muove con sguardo che penetra luoghi, persone, situazioni, leggera ma capace con pochi tocchi di evocare ciò che si agita sotto la superficie di volti e ambienti.
L'ambientazione in provincia, unita alla sinuosità dell'intreccio, può poi rimandare alla fortunata serie tv "L'ispettore Barnaby": analoga capacità di scandagliare il microcontesto delle vicende, di scoperchiare la patina esterna di una realtà assai più torbida di quanto appaia al primo sguardo.