Brianza, terra dai confini incerti, paesaggio di asfalto e capannoni, provincia ricchissima, dove la religiosa devozione al lavoro sembra essere l'unico parametro riconosciuto per la definizione di rapporti e identità. Ma per Margherita, nata nel 1990 in una delle tante famiglie venete emigrate in Lombardia nel dopoguerra, il benessere è una chimera da contemplare da lontano. Sfiancata dal susseguirsi di lavori senza prospettiva e a cui sembra destinata solo in quanto donna, svuotata dalla minaccia costante della precarietà e svilita da un'umanità ambigua, fatta di personaggi in cui albergano a un tempo colpa e innocenza, per Margherita rimane solo il sogno della fuga. Coltiva l'ossessione di Milano, attraente come una terra promessa, e di un lavoro come giornalista, forse unica possibilità rimasta per provare a fare sentire la propria voce. E sola alternativa a quella violenza che, goccia dopo goccia, quasi niente, rischia di trasformarla in tutto ciò che ha sempre rifiutato. Con una costruzione narrativa originale e uno sguardo
particolare sul mondo, è un romanzo di formazione e un autentico spaccato generazionale, una storia sull'appartenenza e sull'affermazione di sé che prova a rispondere a una domanda esistenziale: se il male sia ciò che riceviamo o quello che ci portiamo dentro.
Il romanzo è estremamente attuale, sia nei temi sia nella struttura. In un'epoca caratterizzata da "grandi dimissioni", polarizzazione sociale e crisi identitaria, la storia riflette il senso di disorientamento e sfiducia che molti giovani vivono oggi. La protagonista è un'outsider che si sente soffocata dalla solitudine imposta da un sistema che accoglie solo chi segue le sue regole. Il lavoro, per lei, non mantiene le promesse di realizzazione: diventa una gabbia che limita l'individuo, una performance che costringe a cristallizzarsi nella posizione grottesca di un mimo.
Il lavoro, inoltre, è raccontato come il luogo del potere e della violenza, un tema caro alla generazione millennial, che ha messo in discussione la carriera come canale di identità. Anche la Gen Z, simile nei valori, si ribella all'idea di sacrificarsi per un sistema che non li rappresenta; accusati di impazienza e allergia alle formalità, i nuovi lavoratori hanno soltanto sviluppato gli anticorpi contro gli alibi e la retorica. Sono generalizzazioni, chiaro, ma il romanzo si presta a interpretare tutte le sfumature di questi temi per dialogare con un pubblico di 20-35enni, in particolare donne. Anche la frammentazione della storia risulta attuale, e potrebbe prestarsi a una trasposizione anche seriale dal carattere originale, intenso e disorientante, con un'estetica anni Novanta, Duemila, tornata molto in voga tra i ventenni. Possibile reference (solo strutturale): 500 Days of Summer, di MArc Webb