“Bisogna sapere quanto nero c’è dietro un pugno per decidere di non colpire, quanto una freccia possa penetrare la pelle per decidere di non scagliarla. La vita è un susseguirsi di scelte delle quali siamo soggetti e complementi, che compiamo e subiamo...”
Una storia che racconta con profondità rara il travaglio interiore del vivere. Scegliere la cosa giusta per se stessi e per gli altri è ancora più difficile in un mondo dai tempi veloci, caratterizzato da un diffuso cinismo sociale. Smarcarsi dai giudizi facili e scontati per affermare la propria identità è quello che tenta di fare il protagonista di questo romanzo.
Il punto di forza dell’opera è quello di saper parlare di emozioni capaci di coinvolgere adulti e adolescenti, lasciando un ampio spazio ai temi della sofferenza, della perdita e della rinascita. Il libro descrive come un ragazzo sopravvive con l’assenza e la presenza di una persona amata, di come convive con il senso di colpa di non aver afferrato una mano in tempo, e tutti i “se solo” e i “se avessi” che questo comporta. Inoltre, tratteggia frammenti di pensieri provati da Letizia, la ragazza che ha trovato come unica via d’uscita il suicidio. Significativo è il rapporto che Luca, il protagonista, instaura con un bibliotecario, esemplificativo di come i legami possano salvare.
Nel libro oggetti quotidiani si inseriscono nelle vite dei personaggi, caricandosi di significato. Il rapporto del protagonista con una rosa diventa metafora dell’aver cura e della possibilità di condividere le proprie fragilità. Una matrioska diventa immagine del nostro essere, degli strati e delle maschere che indossiamo per celare il nostro io, rischiando di arrivare a perderlo, a perderci. La linea dove il mare tocca il cielo si trasforma in promessa di un “rincontro”, un luogo dove le anime sanno come intrecciarsi.