Autunno 1965. A Vàule la vita procede scandita dalle stagioni e non succede mai niente. Nel tranquillo paesino di montagna, però, le cose stanno per cambiare: qualcuno di inaspettato farà il suo arrivo, e qualcun altro tornerà da dove è impensabile si possa tornare. Le esistenze dei vàulesi subiranno imprevisti mutamenti e non tutti saranno disposti ad accettare la comparsa dei buonanima.
Vàule è un piccolo borgo circondato e regolato dalla natura, una realtà isolata dove tutto tarda,  compresi gli effetti del boom economico. Ma qui si svolge una storia che affonda nell’anima delle persone, tra nobili valori e sciocchi egoismi, tra risentimenti personali e visionari entusiasmi, condizioni  che provocano reazioni opposte di fronte a ciò che non si conosce e a chi è diverso e potrebbe essere una risorsa oppure diventare una minaccia. Insomma, Vàule è un microcosmo che si fa metafora di un mondo più ampio e i suoi abitanti, come tutti, dovranno decidere da che parte stare.
L’autore narra con leggera profondità una realtà magica, in cui al greve e concreto lavoro degli uomini si oppone quello etereo e fantasioso delle creature del bosco; in cui al linguaggio dei paesani, un italiano sgrammaticato frammisto al dialetto, si alterna quello assurdamente aulico di chi si trova in un mondo che non è più il suo, dove condividere quotidianità e giorni di festa sarebbe bello, ma sembra impossibile.

Il romanzo I buonanima è un'opera corale che intreccia una trama principale costruita dalle vicende dei personaggi principali con tante storie secondarie che vedono protagonisti donne e uomini, vecchi e bambini del paese. 
Vàule è un luogo immaginario a mezza montagna, non richiede una collocazione precisa e molte scene si svolgono in interno.
L'atmosfera è sempre leggera, non c'è mai la sensazione di una tragedia incombente e ogni situazione è interpretata con ironia. Non c'è violenza, ogni contrasto viene risolto in modo rasserenante. I colpi di scena sono molteplici e coinvolgono tutti i personaggi principali. La trama è adatta a un pubblico trasversale, a coloro cui piace ragionare sulle questioni sociali, a quelli che amano il realismo magico, alle famiglie, anche ai ragazzi per la presenza di Celeste e l'accenno a una realtà magica, che accompagna le vicende dei personaggi principali.
I morti resuscitati non hanno alcun riferimento al genere horror, non sono distinguibili visivamente dai paesani, sono gente del paese che tutti conoscono e di cui non hanno alcun timore. 
Alcuni personaggi (don Giulio, Norina, Mandulin, Pinot) hanno caratteristiche decisamente comiche, che alleggeriscono ulteriormente l'atmosfera. Una metafora sociale, che mette in evidenza in modo originale e brillante il tema del rapporto con “il diverso”.
I buonanima può essere condensato in un film, limitandosi alla trama e ai personaggi principali, oppure può anche essere adattato in una miniserie, che restituisca lo svolgimento della trama in tutta la sua originale complessità, dando conto delle tante storie parallele e sottotrame. Il testo si sviluppa attraverso dialoghi che rappresentano un'ottima base per una sceneggiatura.

Ambientazione - Tempo e luogo

L'ambientazione originale è montana. Vàule viene descritto come un paesino di mezza montagna (sui mille metri e oltre con le frazioni), immaginato in una valle pochissimo frequentata e piuttosto isolata. Il pensiero originario fa riferimento a un mix delle valli torinesi (di Lanzo, Sangone, Susa e Chisone) anche in relazione ai toponimi usati per le montagne. L'azione si svolge tra la fine dell'autunno e la fine dell'inverno a cavallo tra il '65 e '66. La presenza della neve gioca un ruolo importante in alcuni momenti della trama. Il tempo dell'azione, metà anni sessanta, è stato scelto per l'assenza di mezzi di comunicazione immediati come quelli contemporanei, per la totale assenza dei Social e per la relativa ingenuità di alcuni personaggi (Mariuccia, Giacinta, Pinot, lo stesso don Giulio), necessari alla trama. Ma lo sviluppo della stessa, soprattutto nella seconda parte, dopo l'ingresso in scena dell'avvocato Rebaudengo è attuale come non mai e rimanda a dinamiche sociali valide in ogni epoca storica. 

Biografia

Ernesto Chiabotto è nato  nel 1958 e vive da sempre a Torino.
Sposato, laureato in farmacia, ha lavorato per una multinazionale farmaceutica. 
Oggi, in pensione, si dedica alle sue varie passioni.
Il Custode, Neos Edizioni, 2014 è il primo romanzo, con il quale ottiene il 2° premio per la prosa edita al “Premio Città di Torino” e una menzione d'onore della giuria al concorso “Baia dell'arte” di Portovenere 2015. Segue Il viaggio delle verità svelate, Neos Edizioni, 2019, che ottiene menzione speciale della giuria al concorso “Baia dell'arte” di Portovenere 2019.
Con i suoi racconti ha partecipato alle antologie Natale a Torino, Neos Edizioni, 2016/2021; Nulla sarà come prima, 2020 (antologia dedicata al Covid-19); Torino Centro e Tifosi granata per sempre, Edizioni della Sera, 2022; Spirito d'estate. Tutti in sella, Neos Edizioni, 2022; Pagine in viaggio. Incontrare l'altro, Neos Edizioni, 2024. 
Dal 2020 è curatore della collana "TuttoSotto" per Neos Edizioni, dedicata a noir, poliziesco e altri generi legati al mistero e dal 2022 fa parte del comitato di redazione di Neos Edizioni.
I buonanima, Neos Edizioni, 2024 è il suo terzo romanzo.

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Ultimo aggiornamento: 11 Novembre 2024