Torino, giugno 1990: l’estate, i Mondiali di calcio. Dante Finazzi, cinquant’anni, professione killer, riceve un nuovo incarico. È il migliore. Un cane sciolto con un metodo a prova di errore, affinato negli anni. Mai un problema, uno sbaglio, mai lasciata una traccia dietro di sé. Però questo è un caso particolare, e prova uno strano disagio. Non solo perché, per la prima volta, la vittima designata è una donna. C’è pure il fatto che ha deciso: sarà l’ultimo lavoro prima di mollare tutto e cominciare una nuova vita in Sudamerica.
Dante si mette in caccia e comincia a osservare da vicino Petra König. Affitta una stanza di fronte alla casa della donna, la spia, la fotografa con un teleobiettivo giorno e notte (soprattutto la notte), la segue. Entra nella sua vita senza essere visto, vive con lei fino a restarne pericolosamente affascinato (e al lettore accade lo stesso, come in una lunga, insinuante soggettiva). È la routine del killer, che deve sapere tutto della vittima per scegliere il momento migliore per agire. Anche se qualcosa non torna. Uno dei committenti gli sta con il fiato sul collo, sembra che lo controlli, e questo lo innervosisce.
Qualcuno, poi, ammazza il suo amico Mario, e allora scatta l’allarme. Ormai è tardi per tornare indietro. La domenica di Argentina-Brasile, che si gioca al Delle Alpi, è il giorno stabilito per chiudere. La città è vuota, nelle strade risuona la telecronaca della partita. La Walther PPK di Dante è pronta. È ora di finire il lavoro.
Anche se il romanzo è scritto in una terza persona in apparenza tradizionale, in realtà la narrazione è costruita sullo sguardo del protagonista; come in una prolungata, ininterrotta "soggettiva", il lettore-spettatore osserva luoghi, ambienti, personaggi ed eventi con lo sguardo del killer Dante Finazzi. La realtà stessa è mediata dalla visione del mondo di Finazzi, almeno fino all'ultima pagina, quando, con un colpo di scena degno della migliore tradizione noir, la prospettiva si ribalta e la realtà si rivela diversa da quella narrata nelle prime 220 pagine. Proprio la prevalenza narrativa della visione sulla parola, dello sguardo sul dialogo, rende questo romanzo particolarmente suggestivo per una trasposizione cinematografica.
In questo senso, un metatesto percorre tutto il romanzo, una riflessione su realtà-verità della visione, sulla percezione soggettiva-oggettiva del mondo, che in qualche modo avvicina "Niente di personale" a grandi testi cinematografici come "Blow-up" di Michelangelo Antonioni o, per altri versi, "Una donna nel lago" di Robert Montgomery (tratto dal noir di Raymond Chandler) e "Una finestra sul cortile" di Alfred Hitchcock (da un racconto di un altro grande del noir americano, Cornell Woolrich).
Alcune scene in cui Dante Finazzi, dalla sua camera in affitto, spia e fotografa la vittima nel suo appartamento per comprenderne abitudini, movimenti, tempi di vita, ricordano da vicino, per impostazione visiva e carica erotica, alcune celebri sequenze di "Omicidio a luci rosse" di Brian De Palma.