Elvio Micio somiglia a un ovetto su due gambette magre; è stempiato e rubicondo, negato per ogni attività fisica che non sia quella di leggere a voce alta i propri racconti su una panchina fuori mano. Gli fa compagnia un pettirosso. Stabilisce un’amicizia cauta e imbarazzata con una collega di nome Severina. La guerra se la porta via prima che i due riescano a fuggire a Ovunque. Non passa molto tempo prima che gli invasori occupino la cittadina, semidistrutta dai bombardamenti. Elvio si mette a leggere le proprie storie ai bambini orfani che si nascondono dagli orchi. Quando stanno per essere sterminati dai soldati, si salvano salendo una scaletta che sparisce tra le nuvole. Forse raggiungeranno un Altrove dove la gente vive nella pace. Severina diceva: "C’è un solo modo per scappare dalla guerra: non farla."
Il tema della guerra e della pace è molto attuale e il romanzo ha la caratteristica di portare in una dimensione di paese e di quasi normalità le vicende che in genere appaiono lontane, viste alla TV.