Inizio '900, piena Belle Époque. Calato da Torino e dal lago d'Orta nella frivola Roma,il giovane ufficiale Enrico Nazzaro ne resta stordito. Si abbandona al fascino della creola Amélie, attrazione di un'esclusiva maison romana che frequenta con l'amico Giulio Santarosa, trascurando la dolce ma volitiva fidanzata Carlotta.
Irresistibile per Enrico è anche la gloria militare da conquistare la Libia, dove però il volgere drammatico degli eventi non tarda a presentare il conto.
Nazzaro combatte con valore e con ferocia poi cade nelle mani dei berberi e si ritrova in Cirenaica, in una sperduta oasi di montagna.
Nonostante la vita dura, si invaghisce di una ragazza berbera e dei suoi occhi.
Amore impossibile e nuovo inganno. Una volta liberato, all'incubo della prigionia segue l'imprevisto: viene accusato di collaborazionismo, anche per l'ambiguità mostrata verso la ragazza berbera e subisce l'affronto di una sorta di processo.
Ferito, torna in Piemonte, convalescente, nella sua villa sul lago d'Orta; con lui è presente l'amico Giulio e Carlotta, che non lo ha abbandonato nonostante gli affronti subiti.
Enrico, comunque, non è più quello di prima. Evidente è il declino dell'ufficiale e dell'uomo. Nella villa giunge una lettera del comando che lo richiama in servizio. Non si sa se Enrico la legge. Certamente la legge Carlotta, che alza gli occhi e scorge la barca di Enrico avvicinarsi alla riva senza più il giovane. Non sapremo mai se si tratta di un incidente o di un estremo gesto di rifiuto...
Il mondo e il fascino, tutto apparente, della Belle Époque. Gli ambienti eleganti e signorili, allusivi di un'Italia ancora in formazione e ancora "piemontese", nelle mani di un ceto borghese arrivista, affarista, militarista, volto a un'espansione coloniale tutta di facciata.
Ambienti militari e patriottismo convenzionale, anche sincero ma venato da evidente razzismo oltre che da interessi mascherati, leciti e meno leciti. Intrallazzi della politica, alla ricerca di facili successi.
La cultura, rappresentata da Carlotta, pianista di successo, amante dell'arte e donna libera per i tempi. La cultura è filtrata anche da Giulio Santarosa, amico di Enrico, gaudente, ricco, socialisteggiante, che in famiglia vanta un 'martire' per la libertà: Santorre di Santarosa.
Il senso morale della storia è quello della vita con tutte le trappole dei suoi inganni. Quindi storia di passioni vere e false, di coraggio e di vigliaccheria, di amicizia e di tradimenti, di gelosie e di eros in cui si consumano gli anni spumeggianti della Belle Époque. All'eleganza e al lusso delle feste nei saloni torinesi e romani (miraggi della società borghese) fanno da contraltare da un lato la guerra e dall’altro la pace del lago d'Orta, fino al tragico epilogo, che segna il fallimento non solo di Enrico ma di un'intera generazione.
Nel romanzo troviamo cura nella ricostruzione storica degli ambienti. I dialoghi sono autentici ed i personaggi, a cominciare dal tenente Enrico Nazzaro, molto ben caratterizzati.