Nata a Borgosesia, in Piemonte, nel 1907, Lea Schiavi è una donna affascinante, autodidatta, che ama il cinema e l’avventura. Nonostante l’epoca riesce a fare la giornalista, ma verrà assassinata il 25 aprile del 1942, vicino a Trabriz, in Iran. L’omicidio è opera di sicari curdi, assoldati, verosimilmente, dal servizio segreto militare dell’Italia fascista, allarmato dall’attività antifascista della giornalista, anche se poi, nel dopoguerra, qualcuno accuserà del fatto anche i sovietici.
Ma come si arriva a quel terribile giorno del 1942? Dopo essersi occupata di cinema e aver frequentato il mondo di Cinecittà, Lea comincia a essere sempre più insofferente verso il fascismo. Vuole diventare una corrispondente dall’estero, desidera viaggiare, vedere il mondo. Lascia l’Italia nel 1939 per alcuni reportage nel Balcani alla vigilia della Guerra. Va in Jugoslavia, in Romania. A Sofia, in Bulgaria, sposa il reporter della CBS Winston Burdett. Cacciati dalla Romania e dalla Jugoslavia dai regimi fascisti, Lea e Winston riparano prima ad Ankara e poi in Iran, dove Lea verrà assassinata. Uno dei probabili mandanti dell’omicidio, il generale dei carabinieri Ugo Lucca, lo stesso implicato anche nella morte del bandito Salvatore Giuliano, sarà prosciolto in istruttoria nel dopoguerra senza neppure essere interrogato.
“Il caso Lea Schiavi sarebbe una sceneggiatura perfetta, se non fosse tutta realtà”. Così Maddalena Oliva scrive su Il Fatto Quotidiano il 7 marzo 2022. Una vita vissuta come un romanzo (o, appunto, un film) quella di Lea Schiavi. Le molte ombre legate alla sua morte ne fanno un’avvincente spy story.
Una storia di grande attualità che racconta di una giovane donna che pur in anni difficili, quelli del fascismo e della guerra, riesce a farsi strada nel giornalismo tutto maschile dell’epoca e paga di persona per le proprie idee. È una storia d’amore e di guerra, di lotta per la libertà, pregna di colpi di scena, di intrighi e misteri. L’audience di riferimento è trasversale, ma, ovviamente, si rivolge in modo privilegiato a un pubblico giovane e femminile.
La vita della reporter può certamente essere raccontata in un film, ma la complessità della vicenda si presta anche a una narrazione seriale.