Novara, 2012. Un criminale di vecchia data (Piovra) decide di formare una squadra di reietti per fare una rapina ai danni di un malavitoso russo. Vengono così assoldati sei malviventi che utilizzano nomi in codice per evitare futuri problemi: Gionzana, Salamandra, Bicocca, Nicotina, Nutria e Caffeina. Questi reietti vengono prelevati in cinque quartieri diversi con un caravan di grosse dimensioni. Ad aiutare la banda ci sono altre persone: l’autista Tano, l’albergatrice Alborella, l’armaiolo Lad e la sordomuta Angiolina. Tra queste persone si nasconde però una talpa, che tiene informata l’ispettore Furlan della questura di Novara. Il PM Riboldazzi, spinto da un ego spropositato, spera di fermare una rete criminale di vaste dimensioni e fa proseguire le indagini dell’agente sotto copertura, Edgar Ortigara.
Mesi dopo la rapina le cose prendono una brutta piega per tutti i membri del colpo: uno per uno muoiono sotto i colpi di un abile killer che i media definiscono “lo scacchista”. La polizia non riesce a capire cosa stia accadendo sino all’epilogo in cui tutti i nodi vengono al pettine.
Il romanzo parte da un soggetto cinematografico e la trama propone una banda criminale un po’ goffa, ma di forte impatto visivo nel suo insieme. Come da miglior tradizione neo-noir, i protagonisti hanno tutti dei nomi in codice e la trama segue un filo conduttore avvincente: conoscenza dei singoli personaggi, organizzazione della rapina, messa in opera del colpo, errori di organizzazione, problemi tra i membri della banda, infiltrato della polizia, omicida seriale e conclusione non senza colpi di scena.
I punti di forza sono alcuni archetipi funzionali, l’eterogeneità della banda (dai 20 ai 70 anni) e la struttura ottimale per un lungometraggio o una mini serie tv.
Si rivolge a un target ampio: il pubblico che ha adorato “La casa di carta”, gli amanti dei film di rapine e i lettori del noir. Ma anche e soprattutto chi ha seguito e amato le opere di Sydney Sibilia (“Smetto quando voglio”) e i film di Massimiliano Bruno (“Non ci resta che il crimine”).
L’opera è ambientata nella seconda città del Piemonte, Novara, poco conosciuta sul grande schermo se non per tre opere note e importanti del cinema italiano: “La Risaia” (1956), “La classe operaia va in paradiso” (1971) e “Milano trema, la polizia vuole giustizia” (1973). Novara è una città di medie dimensioni che racchiude luoghi storici di valore, ma anche una periferia estremamente scenografica per lo svolgimento dell’azione. La trama si sposta poi nella rinomata città lacustre di Arona.