Il Fondo “Ezio Bosso” trova casa al Polo del ‘900 presso l’Istituto Piemontese Gramsci.
Da Torino al via nuovi progetti per diffondere la musica e il pensiero di Ezio tra i giovani.
Trova casa a Torino il Maestro Ezio Bosso. Dopo la scomparsa nel 2020, la famiglia Bosso inizia un lavoro di ricerca e catalogazione di quanto Ezio ha lasciato nelle principali abitazioni di Londra, Bologna, Torino costituendo così il Fondo “Ezio Bosso”.
A causa del “nomadismo musicale” del Maestro non è stato scontato scegliere una casa per questo straordinario archivio. Alla fine la scelta è ricaduta su Torino, città natale, dove all’età di quattro anni comincia quella relazione con la musica che lo accompagna tutta la vita.
Nello specifico, per volontà della famiglia, il Fondo è stato affidato al centro culturale Polo del ‘900 e depositato presso l’Istituto Piemontese Antonio Gramsci esperti di valorizzazione delle personalità più importanti del Novecento e d’attualità. Per assicurare la massima fruizione pubblica è in corso anche la digitalizzazione del Fondo sul portale 9centRo, hub degli archivi del Polo.
Sempre da Torino partirà un percorso per far conoscere a una platea il più trasversale possibile la musica e il pensiero del Maestro: con eventi e attività a partire da maggio, in occasione dell’anniversario della scomparsa.
Già nel corso dell’anno passato sono stati numerosi gli eventi dedicati al Maestro Bosso e alla sua straordinaria carriera. Dopo aver accompagnato l’anteprima mondiale del documentario “Ezio Bosso. Le cose che restano” alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2021, Film Commission Torino Piemonte ha infatti organizzato lo scorso 13 settembre un’anteprima per il pubblico torinese.
In quell’occasione il regista Giorgio Verdelli ha presentato in sala il suo ultimo progetto, realizzato con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte - racconto della storia umana, artistica e professionale del grande compositore e direttore d’orchestra - insieme ad alcuni degli amici e delle personalità che con la loro testimonianza hanno partecipato al documentario.
_________________________________________________________________________________
I materiali dell'archivio:
Materiali e oggetti del Fondo “Ezio Bosso” ricostruiscono le tappe più importanti della vita di Ezio, a partire dall’adolescenza: dalle fotografie a Torino con il primo strumento, il contrabbasso, alle bacchette utilizzate per la direzione delle più prestigiose orchestre internazionali. Altrettante immagini, locandine, filmati lo ritraggono in concerto con l’amato Steinway, il pianoforte soprannominato “il fratellone”. Anche spartiti con annotazioni di Ezio e materiali di studio, tra le altre la Seconda Sinfonia “Under The Tree’s Voices” per cui gli dedicano un Albero all’interno del Bosco che Suona, onorificenza data ai musicisti di spicco del panorama mondiale (2011) e la Quarta Sinfonia per la Magna Charta delle Università Europee, primo inno ufficiale di questa istituzione (2015). Un importante nucleo è dedicato a “The 12th Room”, primo disco da solista che gli conferisce il Disco D’oro e il successo presso il grande pubblico, legato anche all’emozionante esibizione, oltre alla lezione umana, di Sanremo 2016. Ci sono anche quaderni di poesie e pensieri sulla sua musica come “Split, Postcards from far away (the tea room)”, inno alla speranza ispirato ai ricordi di un veterano di guerra (un filmato inedito di “Split, Postcards from far away” tratto dal Fondo “Ezio Bosso” chiude la conferenza stampa). Troviamo anche testimonianze dell’impegno civile e sociale durante la permanenza all’Opera Pia di Barolo a Torino, durante il G7 Ambiente a Bologna, con l’Associazione Mozart14, Unicef, Associazione italiana di ricerca per il cancro. Non mancano premi e onorificenze: Disco D’oro (2016), Green Room Award in Australia (sinora unico non australiano premiato, 2011), Nettuno d’Oro della Città di Bologna (2015) e la targa assegnata dalla Città di Torino (2015). Ne emerge la straordinaria carriera che incrocia: le più importanti istituzioni operistiche mondiali come Wiener Stadtoper, Royal Opera House, Sidney Dance Company, New York City Ballet; prestigiosi coreografi quali Christopher Wheeldon, Edwaard Lliang e Rafael Bonchela; celeberrimi registi di opere come James Thierrée o del panorama cinematografico come Gabriele Salvatores, per il quale compone le colonne sonore di “Io Non ho Paura” (2003), “Quo Vadis Baby?” (2005) e “Il Ragazzo Invisibile” (2014). In archivio anche omaggi o dediche di amici e artisti tra cui un’opera di David Tremlett con dedica “I will never, never, never forget your performance” e la scultura in bronzo delle sue mani. Tra il materiale conservato da Ezio e inserito nel Fondo anche un album di disegni realizzati da alcuni bambini per un progetto scolastico a partire dall’ascolto dei suoi brani; il certificato di adozione di un Wombat a Sidney con foto al seguito che confermano il suo amore per gli animali, una autocaricatura che ne ricorda l’ironia e documenti che certificano tre Asteroidi a Ezio dedicati.
Per maggiori informazioni: https://www.polodel900.it/