Il Rispet domina le relazioni di un borgo di mezza montagna. Il suicidio della madre porta Corvaz, considerato lo strambo del paese, a far esplodere gli equilibri della comunità.
Nicola è “lo strambo” del borgo di montagna dove vive, deriso con il soprannome di Corvaz, il corvaccio, per la sua abitudine notturna di cantare per il paese e per i modi fanciulleschi. Un paese di contadini e artigiani dove vige il codice non scritto del rispet, parola dialettale che unisce i concetti di onore e vergogna e che impedisce agli abitanti di esprimere le proprie emozioni.
Il ragazzo lavora duramente nei vigneti del padre, un sessantenne imbruttito dall’alcool, in compagnia dell’inseparabile cane Toni con cui ha sviluppato un rapporto viscerale. Il giorno del funerale della madre, una malalingua sostiene il suicidio della donna, riaccendendo il senso di colpa di Corvaz, convinto fin da bambino di essere la causa della pazzia materna. Rabbia e dolore sono incontenibili e scuotono l’equilibrio del ragazzo che trova pace solo nella sua cantina e nella relazione inaspettata che instaura con Mara, l’affascinante barista del paese e fidanzata di Denis, rampollo della ricca famiglia che dà lavoro a gran parte dei valligiani. La donna, oppressa da un fidanzamento che la soffoca, trova in Corvaz la possibilità di essere se stessa e dare sfogo alle proprie emozioni. Ma il paese non può accettare la loro relazione. Luca, miglior amico di Denis, insiste per punire Corvaz, colpevole di aver violato il rispet, anche se in realtà pare avercela più con Mara, da quando Denis si è deciso a chiederle di sposarlo. La donna scopre però di essere incinta e pone Corvaz davanti alla decisione di diventare padre e andarsene con lei. Quando Luca, durante una spedizione punitiva, uccide per sbaglio il cane Toni, gli equilibri della piccola comunità esplodono obbligando Corvaz, Mara, Luca e Denis a una decisione cruciale: perseguire la felicità lasciando deflagrare le proprie emozioni o schierarsi con il rispet, rinunciando per sempre a sé stessi.
Rispet è la continuazione della ricerca di Cecilia Bozza Wolf sulla condizione emotiva e psicologica dei giovani che vivono nei villaggi alpini, questa volta attraverso un'opera di finzione con attori non professionisti come protagonisti: gli stessi giovani che vivono nelle montagne. Il lavoro di Cecilia è seguito da vicino dal professor Christian Arnoldi, docente di sociologia della comunicazione all’Università di Trento, che conferma quanto sia importante uno studio (basato) su una realtà sociale travagliata e allo stesso tempo quanto sia necessaria la ricerca di una sorta di terapia che possa aiutare almeno le generazioni più giovani a trovare una via d’uscita emotiva (e fisica) positiva. Una diversa fuga che non sia quella dell'abuso dell’acool, di droghe o dalla depressione che così fortemente affligge alcune aree montane alpine.