Paolo Damosso è il regista del primo film in assoluto sulla figura di san Giuseppe Benedetto Cottolengo.
«Un fatto veramente strano – commenta – perché la vita del Cottolengo è una storia di grande interesse, che già da sola è una sceneggiatura perfetta. Purtroppo la gente (ed anche i torinesi) alla parola Cottolengo, collega soprattutto una struttura, un edificio, una realtà caritativa. Pochi conoscono la persona del Cottolengo e la sua storia».
Il film non parla quindi, se non in un breve accenno, della realtà odierna, ma è un film storico che punta l’attenzione sull’uomo-Cottolengo.
«La sua – dice ancora Paolo Damosso – è una storia avvincente: il Cottolengo ha realizzato cose umanamente incredibili, affidandosi completamente alla Provvidenza. Era un uomo dal forte carisma, che ha saputo attirare con la sua determinazione molte persone nel suo progetto a favore degli ultimi».
«Ciò che più mi ha colpito nella vita del Cottolengo - continua Damosso - è che, dei suoi 56 anni, 42 li ha vissuti nell’anonimato, nella più assoluta normalità, sino alla notte del 2 settembre 1827 quando maturò la sua conversione”. Ed il cuore del film è appunto la scena di quell’episodio: la morte durante un parto travagliato, tra le braccia impotenti del Cottolengo, di Giovanna Gonnet, una giovane francese, povera e malata di tubercolosi che non aveva trovato rifugio in nessun ospedale torinese. Davanti a questa tragedia Cottolengo maturò la decisione di dedicare ogni energia, per tutto il resto della sua vita, ad aiutare i poveri, ammalati, abbandonati. E la tradizione racconta che Giuseppe Benedetto, tornato in chiesa verso sera, dopo aver pregato ai piedi del quadro della Madonna delle Grazie, abbia chiesto al sacrestano di suonare le campane dicendo: «ho una cosa in mente…».
Per il film è stato composto un cast di elevatissimo spessore artistico: Giuseppe Benedetto Cottolengo è interpretato da Massimo Wertmuller, mentre Massimo Bonetti è il fratello Luigi. Due attori di provata esperienza cinematografica, teatrale e televisiva, attualmente noti al grande pubblico per la partecipazione al serial-Tv La Squadra, in onda tutte le settimane sulla Rai.
«Abbiamo posto una grande cura nella scelta di tutto il cast – conferma Paolo Pellegrini, direttore di produzione della NOVA-T – Abbiamo cercato grandi attori non solo per i personaggi centrali, ma anche per tutti i ruoli che ruotano attorno al Cottolengo».
Fanno parte del cast, solo per citare alcuni nomi, Renato Scarpa, Claudia Koll, Maria Rosaria Omaggio e Francesca Draghetti, della Premiata Ditta. «Una cosa singolare – commenta ancora Paolo Pellegrini - è che tutti questi attori, pur essendo impegnati su numerosi progetti, hanno subito dato la loro disponibilità quando hanno sentito il nome del Cottolengo. E questo è successo anche al di là delle loro convinzioni religiose, segno che il Cottolengo è una figura che attira e che raccoglie consensi universalmente».
Trattandosi di un film storico, grande cura è stata dedicata alla ricostruzione degli ambienti «per la quale – confessa Paolo Damosso – i religiosi e le religiose cottolenghine ci stanno dando una grandissima mano».
Le locations – anche grazie alla collaborazione della Film Commission Torino Piemonte - sono state individuate tra Torino e l’astigiano. In particolare, a Torino, alcune scene sono state girato all’interno della Piccola Casa della Divina Provvidenza e nella chiesa del Corpus Domini, dove il Cottolengo era Canonico.
Buona parte delle riprese, soprattutto per quanto riguarda gli interni, ha poi avuto luogo nel convento cottolenghino di Colcavagno, dove le suore hanno conservato alcune stanze fedeli a come erano le sale nelle quali il Cottolengo ospitò i primi malati. Alcuni esterni, infine, sono stati realizzati a Bra, città natale del santo.
«L’idea di realizzare un lavoro audiovisivo su san Giuseppe Benedetto Cottolengo – afferma don Aldo Sarotto, Padre Generale della Piccola Casa della Divina Provvidenza – ci è venuta in occasione dei festeggiamenti per i 175 anni della fondazione della Piccola Casa. Avevamo infatti realizzato alcuni lavori approfonditi di ricerca sul piano storico e spirituale, ma non avevamo pensato a nulla sul versante dell’immagine e della comunicazione.
Del nostro fondatore, le uniche raffigurazioni sono dei quadri e, per quanto questi possano essere fedeli, ci sembrava opportuno proporre un’ qualcosa di visivo più attuale e moderno». Con questo spirito la famiglia Cottolenghina ha deciso di intraprendere il progetto, anche un po’ ambizioso, di realizzare un vero e proprio film sul proprio fondatore.
«Abbiamo subito optato – spiega ancora don Aldo – di concentrare il film non sull’opera, ma sul santo, sulla figura umana e spirituale di Giuseppe Benedetto Cottolengo, per farlo conoscere sempre più. A questo punto però ci si poneva il problema, se fare un qualcosa di ‘accettabile’, o se puntare su un prodotto curato, ben fatto, professionale. Ed abbiamo scelto di seguire questa seconda strada, perché pensiamo che oggi sia un momento opportuno per far conoscere questa figura importante per Torino, per l’Italia e per il mondo».