Princeton, una piccola città del New Jersey, l’autunno 1948. E’ qui che da molti anni vive e lavora Albert Einstein. Una sera, uscendo da un negozio di dischi, Einstein, ormai quasi settantenne, incontra Mileva Maric, la prima moglie, dalla quale ha avuto due figli: Hans Albert e Eduard. I due non si vedono dal 1932. Sulle prime per Einstein l’incontro si rivela traumatico e tuttavia necessario a sciogliere i nodi ancora irrisolti e a capire la natura dei tanti errori commessi e delle occasioni perse. Albert porta Mileva al roof garden di un hotel di Princeton e qui, affidandosi alla memoria, i due ripercorrono le tappe fondamentali della loro vita in comune.
Da acuta matematica quale era, Mileva, non esita a mettere al servizio del futuro premio Nobel tutta la sua conoscenza. Entrambi sono costretti a fare i conti non solo con gli accademici ostili all’anarchia e alle contestazioni di Albert ma anche con la madre dello scienziato che non ritiene Mileva adatta al figlio. Tuttavia i due vanno per la loro strada, concepiscono Hans Albert e si sposano. Le difficoltà economiche costringono Albert ad accettare un impiego all’ufficio Brevetti. Tuttavia negli intervalli di tempo si dedica alle sue ricerche e nel 1905 presenta le sue tesi: i suoi lavori sulla relatività ristretta e sulla natura della luce vengono pubblicati da una prestigiosa rivista scientifica, mettendo in subbuglio l’intero universo scientifico. Comincia così la scalata al successo. Il suo matrimonio però va in crisi. Neanche la nascita del fragile Eduard riesce ad appianare i conflitti tra Mileva e Albert, causati dai numerosi impegni che lo costringono sempre lontano da casa.
Alla vigilia della prima guerra mondiale lo scienziato incontra dopo tanto tempo Elsa, una lontana cugina rimasta vedova, e ne diventa l’amante. Mileva lo scopre e ne soffre insieme ai figli che condannano il comportamento del padre. In questo periodo due famosi scienziati venuti dalla Germania, Max Plank e Walter Nernst, offrono ad Albert, a nome dell’Imperatore Guglielmo II, la direzione dell’Istituto di fisica teorica a Berlino. La fine del primo conflitto mondiale coincide con la fine del matrimonio tra Albert e Mileva.
I ricordi proseguono il giorno seguente, dopo che Mileva ha rivelato ad Albert che sta morendo. Il racconto riprende dalla conferma delle teorie di Einstein, testate da famosi studiosi inglesi della Royal Society. Tuttavia i nazisti, saliti al potere, cominciano a perseguitarlo e minacciarlo, nonostante il Premio Nobel vinto, costringendolo infine a trasferirsi con Elsa negli Stati Uniti. Qui viene assunto dall’Institute for Advanced Studies di Princeton. Un anno dopo muore Elsa.
Il secondo conflitto mondiale è alle porte, e Albert collabora al programma atomico americano con l’intento di sorpassare i tedeschi. Nel dicembre del 1941 anche gli Stati Uniti entrano in guerra. La brutale conclusione, con lo scoppio della prima bomba atomica americana che rade al suolo Hiroshima e Nagasaki sconvolge Albert, pieno di sensi di colpa per aver contribuito alla costruzione della bomba nonostante la sua natura pacifista. Il suo atteggiamento lo pone nelle mire dell’FBI che lo ritiene un fiancheggiatore dei comunisti. I ricordi ora sono finiti. Mileva saluta Albert con la promessa di rivedersi l’indomani. Ma Mileva riparte il giorno dopo per l’Europa.
Sconvolto, Albert si getta a capofitto nel lavoro. Il mondo scientifico questa volta non condivide la sua posizione e questo lo rattrista molto. Il suo fisico già malato cede. Viene portato in ospedale e, dopo un incontro chiarificatore con Hans Albert, sentendo la fine avvicinarsi, detta il suo testamento scientifico e spirituale a un infermiera: quel poco che ci resta esprime una visione di armonia cosmica che solo oggi gli scienziati hanno iniziato a indagare.