In un oratorio del centro di Torino si incontrano diciotto ragazzi albanesi che danno vita alla rappresentativa che parteciperà ad un torneo di calcio migrante.
Genti ne è l’allenatore. Insieme ai suoi due compagni di squadra ed amici d’infanzia, Emiliano e Diti, condivide un appartamento in periferia. Seguendoli fra il campo da gioco e la vita quotidiana, emergono piccoli screzi e complicità, fino al racconto dell'arrivo di Emilio in Italia, avvenuto eccezionalmente via terra, attraversando tutti i Balcani.
Gentian Dervishi è l’ala sinistra della squadra. Arrivato da poco in Italia per proseguire gli studi universitari, è uno dei più giovani del gruppo. La sua permanenza in Italia è solo momentanea: il suo scopo è quello di raggiungere il fratello maggiore a Londra, lasciando la squadra nel mezzo del torneo ed entrando clandestinamente sul suolo britannico. Li saluta in sordina il 24 giugno, quando la città festeggia il suo Santo Patrono.
Ilirjan è il responsabile della squadra. Durante il torneo ospita il padre, venuto in Italia non solo per visitare i propri figli, ma anche per sottoporsi ad alcune visite mediche. La permanenza a Torino del genitore diventa l'occasione per effettuare un bilancio sulla situazione familiare: le scelte individuali vengono ripercorse alla luce degli stravolgimenti politico-economici albanesi.
Agron non trova spazio nella squadra rimanendo tifoso periferico. La memoria della sua traversata in gommone delinea la ben nota rotta dei migranti che, ripercorsa a ritroso, diviene nel finale del film uno sguardo perso in una pura contemplazione.
A questa si sovrappone la voce di Dervishi le cui parole raccontano la fine del suo ultimo viaggio.
D’un paese che si spopola, che disperde un’intera generazione per l’Europa, e d’un paese che ne viene popolato.
L’indagine parte dai campi di calcio della periferia torinese per riportare alla luce ricordi frammentati della migrazione albanese, obliati dal logorio della memoria collettiva.
Le vicende dei giocatori di una squadra di calcio si compongono lentamente nell’osservazione costante, fino a diventare specchio d’un passato recente ed emblema delle dinamiche storiche soggiacenti all’ondata migratoria albanese della quale siamo testimoni a partire dai primi anni 90’.
Regia
Alessandro Baltera, Matteo Tortone
Soggetto
Alessandro Baltera, Matteo Tortone
Sceneggiatura
Alessandro Baltera, Matteo Tortone
Fotografia
Matteo Tortone, Alessandro Baltera
Montaggio
Enrico Giovannone, Pier Paolo Abb?
Musiche di repertorio
- Ensemble polifonico popolare, Janinës c'i pane sytë- Lomé, How to disappear completely (on st. john's day)- Nörm, Hans the freak
Altri credits
Nicolò Angelino e Mattia Schirosa (Assistenza tecnica); Giovanni Demartino (Riprese subacquee); Giuseppe Martino e Giuseppe Posadino (Sub assist); Enrico Giovannone (Colorist); Enrico De Paolo (Video editing, compositing); Luca Ciatto (Titoli); Giorgio Ferrero (Montaggio audio presa diretta); Rodolfo Mongitore (Sound design); Giorgio Ferrero (Missaggio); Arjan Rexhaj e Ilirjan Lukpema (Traduzioni); Riccardo Ruggeri (Consulenza Musicale)
Interpreti
Arjan Rexhaj; Agron Kordhaku; Emiliano Gegaj; Gentian Dervishi; Erdit Vucay;
Gjovalin Kroji; Ilirjan Lukpema; Fation Cenay; Sazan Rexhaj; Besmir Hysi; Otils Topulli; Festim Ferati; Dyerin Deda; Fred Lulaj; Pjemin Ocdaj; Renaldo Asllani; Mhill Lukpema; Klodiah Lukpema; Tome Muslia; Artan Elezi.
Co-produttore
Olmo Produzioni
con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte e della Regione Piemonte (Piemonte Doc Film Fund - Fondo regionale per il documentario - post produzione dicembre 2007)
Assistente al montaggio
Lia Corbelli
Assistente di produzione
(Torino) Giulia Bavelloni - (Albania) Luca Trinchieri